Gli occhi e il buio e Da sbirro e investigatore: una lunga amicizia

Gli occhi e il buio è un romanzo a fumetti  di genere realistico di cui Gigi Simeoni è autore completo (avendone curato soggetto, sceneggiatura e disegni), secondo volume della collana ‘Romanzi a fumetti’ di Sergio Bonelli Editore, edito nel 2007 e nel 2019 [ISBN 9788869614705].

 Simeoni lavora come fumettista professionista dal 1989; atualmente, oltre a continuare la realizzazione di romanzi grafici ad ampio respiro, collabora con la SBE in qualità di autore completo per Dylan Dog e per la collana a fumetti Le Storie.

 

Gigi  si è rivolto all'autore di Da sbirro a investigatore per dare un particolare taglio storico al grafic novel con una ricostruzione del “mondo polizia“ e delle tecniche investigative nei primi del 900, anni in cui è ambientato il fumetto.Preziosi consigli  ricordati nei Ringraziamenti.

Pagina tratta da Sbirro a investigatore con vignetta  di Gli occhi e il buoio (c) Serbio Bonelli Editore, 2007
Pagina tratta da Sbirro a investigatore con vignetta di Gli occhi e il buoio (c) Serbio Bonelli Editore, 2007

Successivamente era Giulio che chiedeva a Gigi e all’Editore di poter impreziosire Da sbirro investigatore con alcune tavole tratte da Gli occhi e il buio.

 

Tavole che meglio rappresentano  in maniera originale, avvincente e immediata alcuni temi e aspetti del proprio studio (servizi, attività, metodi di indagine ...).

 

 Gigi ha realizzato una nuova tavola che propone i due principali protagonisti della pubblicazione:  lo "sbirro" italiano e il detective inglese.

 Nel 2019 l’Editore e Simeoni riprongono il fortunato grafic novel in una nuova veste, più curata, in un nuovo formato cartonato e con nuovi contributi.

 

Contenuti speciali, disegni e studi preparatori, tavole con i protagonisti, approfondimenti sulle fonti usate dall’autore per la fase di documentazione oltre ad un lungo pezzo scritto dallo stesso Simeoni, in cui vengono raccontate la genesi della storia e l’evoluzione della sua pubblicazione.

 

Ulteriore occasione per la collaborazione tra i due amici, lontani per stile e natura delle rispettive opere ma che condividono la passione per il sapere storico - in particolare la detection -, e per l’intensità comunicativa del fumetto.

 

Tanto che Giulio ha firmato la prefazione di questa nuova edizione, qui parzialmente riproposta.

 

I due autori sono stati intervisti al Lucca Comics 2019 dove hanno condiviso con il pubblico  le proprie esperienze.

Ne Gli occhi e il buio le nuove tecniche di detection consentono al neo commissario dr. Matteo De Vitalis, da poco assegnato alla Regia Questura di Milano, di accertare l’identità del serial killer “il Fante di Cuori” nel pittore Alessandro Simonetti, principale sospettato di queste complesse indagini.

 

Tecniche che il protagonista aveva affinato nella Scuola di polizia scientifica di Salvatore Ottolenghi in quale, nel 1903, accettando il difficile incarico di «ridurre a sistema scientifico quelle nozioni che adesso si acquistano, non completamente e attraverso ad errori, in modo empirico con la lunga pratica di anni», aveva rilanciato la sfida al crimine.

 

Il Professore puntava sulla professionalizzazione di ottimi investigatori attraverso un programma di studi della Scuola veramente innovativo [che avrebbe] conferito alle “speciali virtù” e all’acume investigativo di capaci professionisti, l’indispensabile correlato tecnico e scientifico per vincere la delinquenza: la prova tecnica e scientifica, carta vincente nel tavolo dell’investigazione.

 

Infatti, il primo caso del nostro Commissario di Pubblica Sicurezza è risolto ricorrendo alla dattiloscopia, tecnica di identificazione basata sulle impronte digitali.

 

Aspetto che ci riconduce alla rigorosa ricostruzione storica di Gigi Simeoni «sopraffina, che ci fa entrare nella vicenda in maniera elegante e sobria» che individua nell’evoluzione dei “ferri del mestiere” della Polizia di Stato sia la soluzione dell’indagine sia un elemento essenziale del tessuto narrativo.

(C) Sergio Bonelli Editore; testo di Giulio Quintavalli
(C) Sergio Bonelli Editore; testo di Giulio Quintavalli

Sulla spinta delle nuove tecniche di indagine coniate all’estero, prendeva avvio in Italia un lento processo di elaborazione e di affermazione della cultura professionale della Polizia.

 

Tecniche che iniziavano ad animare le detective novel che, dalla metà dell’800, si diffondevano tra gli appassionati di racconti polizieschi o di investigazione su un crimine, quasi sempre un omicidio. Tra gli autori, prevalentemente dall’area anglosassone e francese, ricordiamo [..] Arthur Conan Doyle, padre del detective Sherlock Holmes, collaboratore di Scotland Yard, stimata polizia criminale londinese attiva dalla fine degli Anni 20 dell’800.

  

Holmes, esperto in chimica e anatomia, dotato di spiccate doti investigative, adottando il metodo deduttivo e la logica «misto di conoscenza, analisi e improvvisazione», giungeva alla soluzione dei casi più intricati ricostruendo il modus operandi del criminale e il suo profilo motivazionale e caratteriale; raccoglieva indizi ed elementi di indagine; formulava ipotesi e sospetti su una rosa di individui fino a incastrare il colpevole, che sfidava sul piano psicologico e psichico [...].

 

Holmes [...] poteva puntare sulla propria ferrea memoria per stabilire nessi e relazioni tra esperienza, saperi e indagine in corso; a ben vedere presentava i caratteri della genialità e dell’intuito, qualità che plasmano il topos letterario del detective, visto come un professionista “solitario” e anomalo per qualità intellettuali e intuitive, che gli esperti di detection definiscono “speciali virtù”.

 

Doti che, tuttavia, convivono con i moderni “ferri del mestiere” della Polizia di Londra: la fotografia giudiziaria e di polizia; il coinvolgimento di quotidiani per gli avvisi di ricerca (wanted) [...]; archivi di pregiudicati, individui pericolosi e sospetti [...]; utilizzo del telegrafo e telefono [..] gabinetti tecnici [...].

 

Non è un caso che l’attuale database criminale di Scotland Yard è stato battezzato: Home Office Large Major Enquiry System. Ovvero HOLMES, chiaro omaggio alla capacità di presa del personaggio di Doyle.

 

In Italia, prima della “Nuova Scienza” della Scuola di Ottolenghi [...] la Polizia era totalmente priva di questi “ferri del mestiere”. Gli organi di stampa e l’opinione pubblica consideravano l’Istituzione assolutamente retrograda e inetta, ancorata a metodi primitivi [...] lontani dalla deontologia professionale dell’investigatore moderno. Come il collega di De Vitalis commissario Marra, tanto sbrigativo nell’”interrogare” le ragazze del bordello [...] o nello sgombrare le piazze cittadine animate da pacifici manifestanti [...].

 

La Polizia brillava per inefficienza ma pochi suoi funzionari, avveduti e capaci [...] leggevano con attenzione le cronache dei giornali su Scotland Yard e i suoi detective. Non erano i primi a interessarsi con attenzione alla faccenda: negli Anni 50 il Granducato di Toscana inviò una commissione a Londra per studiarne i metodi, seguita negli Anni 70 da una seconda, che firmò: La polizia di Londra con note ed osservazioni sulla Polizia italiana.

 

Questi studi individuarono nella carente formazione professionale dei funzionari, nel basso grado di istruzione degli agenti [...] nei “ferri del mestiere” antiquati, nell’ostilità della stampa e dell’opinione pubblica per la Polizia le cause principali della situazione. Studi presi alla lettera da uno sparuto fronte progressista del Ministero dell’interno, che prospettava una migliore selezione tra i candidati di tutti i gradi, a iniziare dalle guardie, scelte con titolo di studio superiore a quello dell’obbligo per poter essere professionalizzate, a iniziare dalle «guardie investigatrici di polizia giudiziaria» [...]

 

Mentre i due fronti (progressisti e scettici) si contendevano la direzione delle Questure e la responsabilità dei servizi, il primo ammiccava le opere memorialistiche di poliziotti, testimoni “da dentro” delle difficoltà di abbracciare la “Nuova Scienza”.

 

Una realtà presente in Gli occhi e il buio che trova riflesso, rispettivamente, nel Questore di Milano con De Vitalis e i delegati Fiore e Petri, e nel commissario capo Borghetti; il giornalista Ferrari sottolinea il nuovo rapporto di collaborazione tra la stampa e gli organi di indagine [...].

 

Ricordare gli studi sulla Polizia è occasione di introdurre i poliziotti con la passione per il pennino: tra loro il questore di Roma Giovanni Bolis (futuro Direttore Generale della P.S.) e La Polizia in Italia e in altri stati d’Europa e le classi pericolose per la società; [...]

 

Scritti che ci conducono, per anno di pubblicazione o arco cronologico considerato, al nostro graphic novel , dove De Vitalis basa la detection sull’obiettività e sul metodo scientifico per comprendere, analizzare, prevenire e contrastare il crimine, considerato alla pari di un qualsiasi altro fenomeno naturale.

 

Egli rappresenta il cambiamento auspicato dal governo per la Polizia [...] Mentre De Vitalis concludeva le indagini, la Scuola di polizia scientifica impiantava il primo nucleo del Casellario Centrale di identità, che raccoglieva i cartellini segnalatori degli individui arrestati¸ sospetti o pericolosi, redatti dagli Uffici di Segnalamento [per] ottenere un unico vasto archivio di criminali corredato di fotografie, impronte digitali, “prodezze”, abitazione, abitudini, amicizie ….

 

L’archivio [...] consentiva di risalire all’identità di uno sconosciuto da una impronta digitale.[...] Pensate che il documento di identità era semplicemente descrittivo e privo di fotografia!
                                                                                         Giulio Quintavalli