Nei primi anni del Novecento nel Regno d’Italia si avvia un lento processo di elaborazione e di affermazione della cultura professionale della Polizia, normativamente definita Amministrazione della Pubblica Sicurezza.

 

Dagli anni immediatamente precedenti si stavano diffondendo, nell’ambito della letteratura di evasione, il genere giallo e il genere poliziesco (detective fiction), che intrattenevano i lettori con il racconto delle indagini svolte da uno o più investigatori su un crimine.

 

Le opere, prevalentemente provenienti dall’area anglosassone e statunitense, vantavano tra le firme più autorevoli Edgar Allan Poe (1809 † 1849), che nel 1841 concepiva il primo detective della letteratura poliziesca: Auguste Dupin, protagonista del racconto I delitti della rue Margue, e Arthur Conan Doyle (1859 † 1930), padre del detective Sharlock Holmes, il cui metodo d’indagine si ispirava a Scotland Yard, la famosa polizia criminale londinese nata alla fine degli anni Venti dell’Ottocento.

 

Holmes dimostrava grande fiducia nella scienza, giungeva alla soluzione di numerosi casi più oscuri attraverso la sua logica «misto di conoscenza, analisi e improvvisazione»;[1] il detective con l’approccio scientifico della scena del crimine ricostruiva il modus operandi del criminale e il suo profilo caratteriale, raccoglieva indizi ed elementi di indagine, formulava ipotesi e sospetti come lo scienziato in laboratorio. Un approccio che, confutato da riscontri, testimonianze e dichiarazioni, lo conduceva al colpevole.

 

Anche in Francia e in Russia si affermavano le detective fictions.

 

Elemento comune al giallo e al poliziesco è l’investigatore "deduttivo", che può essere considerato frutto del positivismo ottocentesco e di una radicata fiducia nelle capacità individuali, nella logica, nella ragione e nella scienza: fiducia che sottende l’affermazione di una moderna cultura professionale della polizia, in Italia ancora ancorata a vetuste pratiche e metodi, animati dalla cultura della prevaricazione e del sospetto e insensibili ai principi delle libertà statuali.

L’Istituzione brillava per inefficienza e scarsezza dei mezzi e, al di là delle suggestive note della letteratura poliziesca, guardava a Scotland Yard e al detective anglosassone (alla Sûreté di Parigi, alla Polizia criminale tedesca e ad altre polizie) come prospettiva di paragone e di miglioramento; in tal senso alcuni articoli nel «Manuale del funzionario di sicurezza pubblica e di polizia giudiziaria» - in pratica il periodico portavoce dell’Amministrazione della P.S. - sulle Polizie delle più progredite nazioni europee.

 

Nel 1872 il funzionario del Ministero dell'Interno Alessandro Cuniberti dava alle stampe La polizia di Londra con note ed osservazioni sulla Polizia italiana, dove le due Istituzioni erano impietosamente raffrontate. Da quel momento numerosi esponenti della macchina della giustizia  e del Ministero dell'interno individuavano nell'assenza dei moderni "ferri del mestiere" nell'investigazione, nella carenza della professionalizzazione dei funzionari di P.S. e  nelle pessime qualità intellettuali  delle guardie, le cause principali dell'inefficienza della Polizia, appena sfiorata  da alcun proposte di miglioramento.

In particolare, i vertici degli Uffici di P.S. chiedevano migliore selezione, istruzione e preparazione delle “guardie investigatrici” per i servizi più professionalizzati, in borghese e di polizia giudiziaria, e nuove norme del regolamento del Corpo delle guardie di città per differenziare l'agente travisato dalla guardia monturata.

Su queste proposte, parzialmente e faticosamente accolte nell’ordinamento del Corpo negli anni Ottanta, e sul fondamentale impulso dei corsi di Polizia scientifica avviati nel 1903, durante la Grande guerra il presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando istituiva due organismi con innovativi criteri organizzativi e dotazioni, con personale qualificato capace di impiegare le recenti pratiche di polizia tecnica e scientifica e, nell’agosto 1919 il nuovo governo di Francesco Saverio Nitti, preoccupato per la tenuta del “fronte interno”, creava un nuovo Corpo di Polizia per i servizi investigativi, tecnici, di polizia politica, di prevenzione e repressione dei reati, e per la ricerca dei delinquenti: il Corpo degli agenti di investigazione.

Con la nuova Istituzione lo stato liberale avviava la modernizzazione della Polizia a partire dal personale esecutivo (ispettori e agenti investigativi) ispirandosi a Scotland Yard e alla statunitense Federal Bureau of Investigation: un istituto di detective in borghese distinto dal personale in uniforme per migliore livello d’istruzione, professionalmente preparato i servizi tecnici e i nuovi metodi di polizia scientifica ponendo l’accento sulla cultura investigativa che, dalla fine dell’Ottocento, andava  lentamente formandosi e affermandosi.


[1] Camici bianchi e impronte digitali - La medicina nella letteratura gialla, a cura di G. de CATALDO, T. POMES, Il Pensiero Scientifico Editore, s.l.e., 1992, p. XI.