Il primo capitolo considera gli anni compresi tra i primi anni Ottanta e il 1897, ovvero dalle prime proposte di alcuni politici e funzionari di Pubblica Sicurezza ispirate al detective inglese per l’istituzione di una corrispondente figura nella Polizia (l’agente investigatore di polizia giudiziaria), fino alla riforma dei servizi di pubblica sicurezza nella Capitale; progettata a seguito dell’attentato al re Umberto I dalle proposte di una commissione d’inchiesta appositamente nominata che, tra l’altro, accertava la sovrapposizione di competenze e l’assenza di coordinamento tra Polizia e Arma dei carabinieri reali in questo delicato settore.

 

Sono descritti i principali metodi di polizia nei diversi servizi, la cultura professionale e i mezzi tecnici dell’Istituzione, e le difficoltà dell’Amministrazione della P.S. di selezionare guardie con istruzione adeguata per i servizi più professionalizzati (indagine, polizia giudiziaria, polizia politica, servizi tecnici…).

 

Il capitolo si sofferma sulla pessima istruzione scolastica nelle guardie intesa come ostacolo per la formazione di una seppur embrionale forma di istruzione e di cultura professionale e di conseguenza, per l’impiego delle moderne pratiche di polizia, già diffuse in alcune Nazioni occidentali e lentamente introdotte nel Regno. 

 

Per testimoniare la condizione della Guardia di Pubblica Sicurezza ne è stata elaborata una  “biografia tipo”, desunta da centinaia di fogli matricolari di appartenenti al Corpo arruolati tra gli anni Ottanta e Novanta dell'Ottocento conservati nell’Archivio Centrale dello Stato.

I fogli sono raccolti in alcuni registri del Corpo prodotti da un Ufficio del Ministero dell’Interno - Direzione Generale della P.S.[1] all’atto dell’arruolamento del dipendente, e comprendono i dati anagrafici e familiari, istruzione, vincoli di servizio, stipendio annuo, sedi lavorative, eventuali premi, decorazioni, punizioni, progressione di carriera.

  

Per l’elaborazione della “biografia tipo” le informazioni sono state raggruppate con criteri di omogeneità e valutate con un approccio seriale restituendo così un profilo sviluppato dalle informazioni più ricorrenti.

 

Le fonti edite sono sia coeve che più recenti.

 

Le prime consistono in diverse fonti normative e amministrative (regolamenti, circolari, istruzioni) raccolte nel «Manuale del funzionario di sicurezza pubblica e di polizia giudiziaria», periodico pubblicato ininterrottamente dal 1863 per cinque decenni,[2] quindi ampiamente consultato anche per i successivi capitoli.

 

La ricerca si è avvalsa di un ulteriore sguardo interno alla P.S., cioè di un lungimirante funzionario[3] e da un’altra pubblicazione dai toni di aperta denuncia della Polizia,[4] condivisi da un avvocato socialista esiliato in Francia,[5] talvolta difformi dalle coeve testimonianze del questore di Milano Augusto Bondi[6] e di quelle del commissario dell’Ufficio di P.S. “Borgo” in Roma, Giuseppe Manfroni,[7] entrambi tra i più capaci poliziotti della fine del secolo.

 

 Tra le pubblicazioni di poco successive, comunque aderenti agli anni considerati, è stato ampiamente consultato lo studio del 1922 di Emilio Saracini, un alto funzionario di P.S.,[8] lo stesso anno di pubblicazione di Giovanni Giolitti, Memorie della mia vita,[9] prezioso per l’intero arco cronologico di questo volume.

  

Utili anche alcuni periodici di scienze forensi, una pubblicazione anonima edita da «La Tutela Pubblica» - in pratica lo “sfogo” di un anonimo funzionario di P.S.[10] - e alcune pubblicazioni di criminologi e di esperti della Polizia.

 

Le principali pubblicazioni recenti (anch’esse consultate per i successivi due capitoli) sono di Giovanna Tosatti - già curatrice del Fondo del Ministero dell’Interno nell’Archivio Centrale dello Stato[11] - e di Annibale Paloscia, autore di una monografia sulla Polizia.[12]


[1] ACS, MI, DGPS, Div. FAP., Uff. Matricola (1896-1925), bb. 18, 20.

[2] «Manuale» cit., Milano, Tip. Luigi Giacomo Pirola, 1863-1912.

[3]P. LOCATELLI, Sorveglianti e sorvegliati – Appunti di fisiologia sociale presi dal vero, Milano, Libreria Fratelli Dumolard, 1878. L’Autore era un ispettore di questura.

[4] F. Giorio, Ricordi di Questura, Milano, Tipografia Artistica, 1882.

[5] F. S. Merlino, Questa è l’Italia, [s.l.e.], Cooperativa del libro popolare, 1953.

[6] A. BONDI, Memorie di un questore (25 anni nella polizia italiana), Milano, Stamperia Editrice Lomb. di L. Mondaini, 1913.

[7] G. MANFRONI, Sulla soglia del Vaticano, 1870 – 1901(2 vv.), Bologna, Nicola Zanichelli editore, 1920.

[8] E. SARACINI, I crepuscoli della polizia, compendio storico della genesi e delle vicende dell'Amministrazione di Pubblica Sicurezza, Napoli, Società italiana Editori Meridionali, 1922.

[9] G. GIOLITTI, Memorie della mia vita, Milano, Garzanti Editore, 1967; l’edizione è conforme alla prima, del 1922.

[10] «La Tutela Pubblica», Cenni critici sulla amministrazione di P.S. Italiana, Castrocaro Tip. Moderna, 1913.

[11] G. TOSATTI, Storia del Ministero dell’Interno, Bologna, Il Mulino, 2003.

[12] A. PALOSCIA, Storia della Polizia, Roma, Newton Compton, 1990; il volume ha carattere divulgativo e ha richiesto il confronto con ulteriori studi e fonti archivistiche.