Il delegato P.S. Giovanni Rizzo e la “spia 120”
(Giulio Quintavalli)
Dalla Scuola di polizia all’intelligence
Quando Giovanni Rizzo viene trasferito dalla Questura di Milano al Ministero dell’Interno, a disposizione di quello della Guerra, ha pochi anni di
servizio, ma già si è fatto notare.
Nel dicembre del 1907, terminato il corso per delegato di Pubblica Sicurezza, è inviato a Messina, dove riceve il suo primo encomio per un’indagine
delicata. Meriterà altri riconoscimenti dimostrando di sapere amalgamare sapientemente e proficuamente le nuove tecniche della detection, ovvero gli insegnamenti della Scuola del professor
Salvatore Ottolenghi (Antropologia e Psicologia, Investigazioni Giudiziarie, Segnalamento ed Identificazione, Fotografia giudiziaria…), con le proprie competenze pregresse (telegrafia, lingue
straniere…) e con le «spiccate attitudini», che fanno del Funzionario un capace investigatore.
Le squadre mobili di polizia investigatrice
Nell’agosto del 1914, con l’entrata in guerra degli alleati, mentre l’Evidenzbureau (l’intelligence austriaca) sta tessendo nel Paese una temibile rete di spie, fiduciari e
fiancheggiatori per raccogliere informazioni militari, la “caccia alle spie” di qualsiasi bandiera è ancora inattuabile. Manca una legge contro lo spionaggio e la «speciale organizzazione dei
servizi preventivi» è svolta da più organismi, privi di collaborazione interna e divisi dal protagonismo (vai alla pagina)