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Schegge di Storia


[...] Potenzialmente non meno offensiva del proiettile che la promana, la scheggia, priva di controllo, infrange il proprio moto impegnando traiettorie imprevedibili.

Non diversamente dai contribuiti che questa rubrica conterrà con cadenza periodica per proporre tratteggi di aspetti e vicende della Polizia e degli appartenenti, traendo spunto dal passato perlopiù caduto nell’oblio. Come una scheggia, senza limiti dettati da criteri definiti, condizionamenti, archi cronologici, argomenti, tipologia di fonti e metodi  di indagine storica [...]

(da poliziotti.it)

Due ruote e buone gambe: la scorta ai tempi del Re

(Giulio Quintavalli)

 

Alla fine dell’800 la “macchina” (termine che all’epoca indicava la bicicletta) aveva conosciuto una rapida diffusione in tutta Europa e anche la Polizia aveva iniziato a farne uso; i primi ciclisti erano stati assegnati alla consegna della corrispondenza e al collegamento tra i Reparti ma, nel novembre 1900, a seguito dell’assassinio del “Re Buono”, il ministero dell’Interno dava un ulteriore ed importante impulso all’impiego della bicicletta.

Con l’istituzione del Regio commissariato di pubblica sicurezza presso la Real Casa veniva creato il Servizio ciclistico per le scorte alle vetture Reali. L’incarico era svolto da trenta ciclisti della Brigata Guardie di città Quirinale comandati da un funzionario di pubblica sicurezza. Il servizio era organizzato in base agli spostamenti dei Savoia e prevedeva almeno due agenti.

 

 

I ciclisti dovevano «rivelare le condizioni del percorso», scortare la carrozza affiancandola all’altezza delle ruote posteriori per lasciare libera la visuale, impedire che qualcuno si avvicinasse troppo al veicolo, liberare la strada da carretti o da altri ostacoli. Un terzo ciclista, il maggiore di grado o il più anziano, copriva la parte posteriore della vettura muovendosi «dall’uno e dall’altro fianco», mentre eventuali altri ciclisti di riserva «impegnavano linee più larghe delle ruote anteriori» (vai alla pagina).

Il delegato P.S. Giovanni Rizzo e la “spia 120

(Giulio Quintavalli)

 

Dalla Scuola di polizia all’intelligence

 

Quando Giovanni Rizzo viene trasferito dalla Questura di Milano al Ministero dell’Interno, a disposizione di quello della Guerra, ha pochi anni di servizio, ma già si è fatto notare.

Nel dicembre del 1907, terminato il corso per delegato di Pubblica Sicurezza, è inviato a Messina, dove riceve il suo primo encomio per un’indagine delicata. Meriterà altri riconoscimenti dimostrando di sapere amalgamare sapientemente e proficuamente le nuove tecniche della detection, ovvero gli insegnamenti della Scuola del professor Salvatore Ottolenghi (Antropologia e Psicologia, Investigazioni Giudiziarie, Segnalamento ed Identificazione, Fotografia giudiziaria…), con le proprie competenze pregresse (telegrafia, lingue straniere…) e con le «spiccate attitudini», che fanno del Funzionario un capace investigatore.

 

Le squadre mobili di polizia investigatrice

Nell’agosto del 1914, con l’entrata in guerra degli alleati, mentre l’Evidenzbureau (l’intelligence austriaca) sta tessendo nel Paese una temibile rete di spie, fiduciari e fiancheggiatori per raccogliere informazioni militari, la “caccia alle spie” di qualsiasi bandiera è ancora inattuabile. Manca una legge contro lo spionaggio e la «speciale organizzazione dei servizi preventivi» è svolta da più organismi, privi di collaborazione interna e divisi dal protagonismo (vai alla pagina)

Poliziotti- Scrittori del passato

 

Le pubblicazioni dei poliziotti in Età liberale

(Giulio Quintavalli)

 

I numerosi commenti di diverso segno sul recente fenomeno del poliziotto-scrittore [...] scalzano un aspetto di non poco conto che desidero proporvi. Anche perché dimostrerò che questo tema trova ben salde radici nel passato .
L’attenzione dei poliziotti nostrani per pennino, carta e calamaio nasce nell’Ottocento e si accentua in quegli Anni Ottanta.
Tempi in cui le qualità culturali per dare alla luce un (seppur modesto) testo erano affatto diffuse tra poliziotti, limitandosi pertanto il fenomeno del poliziotto-scrittore a pochi volenterosi funzionari, che quel pugno di studiosi di polizia – in cui milito – non può trascurare.

Limitandosi alle opere del “mondo polizia”, posso abbozzare una prima distinzione nel genere: manualistica e precettistica; saggi e trattati; memorie e testimonianze di servizio.
La manualistica è il più visibile frutto dell’impegno di alcuni Ufficiali di P.S. per la professionalizzazione del poliziotto di tutti i ranghi..
(vai alla pagina.)

Da sbirro a investigatore

(Giulio Quintavalli)

 

Le motivazioni profonde che inducono ciascuno di noi a indossare la giubba blu profilata cremisi con l’aquila coronata repubblicana sono note ai più: senso profondo di giustizia, avversione per i soprusi e le prevaricazioni, servire la comunità; in breve, fare qualcosa per l’altro, anche a rischio della propria persona.

Tralascio l’argomento nella consapevolezza che conosciamo quel senso di gratificazione e di orgoglio che ci dona una calorosa stretta di mano di chi apprezza la nostra disponibilità e professionalità, magari per essere stato sollevato da un’ingiustizia o una minaccia, ovvero  soccorso,  sostenuto, confortato.

 

Una professione, quella del poliziotto – soprassiedo per quieto vivere a considerazioni che la vorrebbero ridurre a un’occupazione tipo: «un mestiere come un altro ; «un rimedio alla disoccupazione – che si argomenta (mi rifaccio a un qualsiasi vocabolario)con la particolare competenza o specifica abilità richiesta [...]

 

Un complesso di elementi che convergono – e giungo al punto – in una cultura specifica, professionalizzante, diffusa e tramandata .Che si squaderna nei propri effetti visibili in un insieme di voci tecniche e settoriali (come anche nella governance di uffici e reparti da cui dipendono uomini, servizi e attività); voci distinte dal gergo (lingua speciale di un mestiere o di gruppi della malavita) con minore dignità linguistica. E sociale.

Voci che puntellano qua e là il vocabolario della lingua italiana e contraddistinguono la produzione testuale (vai alla pagina)